Penso spesso al
mio lavoro come a un
privilegio: entrare nella vita di tante persone, raccogliere le loro confessioni più intime (che a volte, ti dicono, non rivelano a nessun’altro nella loro vita e generano in loro vergogna e imbarazzo) e accompagnarle alla scoperta di sé e di un modo differente di stare di fronte allo specchio.
Molti arrivano con la richiesta di una soluzione e soprattutto di una magia: eliminare la sofferenza che li sta mettendo in difficoltà, che toglie l’aria e non li fa respirare. Come prendere una medicina e sistemare il problema.
Solo che nell’essere umano, a livello psichico, non ci sono problemi, ma rigidità e inconsapevolezze, e soprattutto non ci sono medicine.
Tanti si fidano e accettano la scommessa di guardare più lontano, non accontentandosi di una soluzione parziale e temporanea; accettano di andare oltre il mettere una toppa, accettano di intraprendere un viaggio dentro di sé alla ricerca dei propri perché, delle ragioni profonde e lontane nel tempo che li hanno portati a strutturarsi in un certo modo e a guardare il mondo con certi occhiali.
Accettano di capire che le risposte sono dentro e non fuori e di cercare uno sguardo più onesto e trasparente su di sé.
Mi capita di ripetere spesso frasi come “starsi davanti”, “stare allo specchio”, “prendersi per quelli che si è”, “volersi bene per quello che sono”: all’inizio si vede che le persone capiscono con la testa, ma hanno lo sguardo perso di chi non riesce a cogliere fino in fondo la portata di quelle parole.
Arrivi spesso alla fine di un percorso che qualcuno ti dice “ho capito che cosa voleva dire!”, e questa è una soddisfazione grande.
Si crea con tanti un livello di intimità tale che rende gioioso e difficile allo stesso tempo il saluto alla fine. Sai che è giunto il momento di tagliare il filo invisibile che vi ha legato per un po' di tempo nella vostra vita, sai che è una cosa davvero bella poter salutare dalla riva e vedere quella persona che spiega le vele verso l’orizzonte della sua vita, ma è anche difficile passare di punto in bianco dall’intimità all’estraneità.
Qualcuno ogni tanto ti scrive come sta e ti aggiorna su qualche particolare della sua vita, ed è una cosa davvero gradita personalmente.
Tutti ti restano dentro e diventano una parte di te. Anche perché ogni persona che incontro mi aiuta a entrare in contatto con una parte di me.
Questa è una cosa che non tutti hanno presente, ma anche il terapeuta può uscirne arricchito dall’incontro con l’altro, che diventa l’occasione per scoprire un nuovo pezzetto di sé.
Dunque, grazie a tutte le persone che ho incontrato e che incontrerò.