Facciamoci strada nella memoria, rovistiamo tra i ricordi, le immagini, le emozioni, i suoni e i vissuti legati al gioco nella nostra infanzia.
Teniamo strette nella mente le sensazioni che abbiamo provato quando eravamo piccoli e lasciamo che siano esse a guidarci nel gioco con i nostri figli.
Il gioco è nutrimento, connessione e attaccamento, scoperta, esplorazione e divertimento. È l’attività primaria nella vita del bambino sin dai primi mesi di vita.
Il bambino è per sua natura predisposto a giocaree il gioco gli consente di conoscere allo stesso tempo sé stesso e scoprire il mondo che lo circonda.
Giocando il bambino entra in contatto con sé stesso e con il proprio corpo, le mani, i piedi, il suo volto, riconoscendo pian piano la propria immagine nello specchio.
Ma, ancor prima, è proprio nella relazione del bambino con la madre e con il padre che il gioco prende vita. Il gioco diventa, in questo senso, uno spazio in cui poter fare esperienza di intenzionalità, reciprocità e condivisione.
Non dimentichiamoci che il gioco dovrebbe essere soprattutto divertimento.Chi gioca divertendosi, condivide risate, sorrisi gioia e scoperta. Uno stare insieme piacevole che permette a noi genitori di lasciarci andare affidandoci alla fantasia dei bambini riscoprendo i nostri stessi aspetti creativi.
Non ci sono, in questo senso, formule magiche o manuali per capire come giocare con i propri figli. Non servono infinite tipologie di giocattoli e soprattutto giocare non significa stimolare le abilità del bambino.
I giochi possono essere considerati come delle risposte a richieste di conoscenza e il genitore ha l’arduo compito di invitare e proporre al bambino un gioco lasciando a lui l’ultima parola.
Lasciate andare, lasciate cioè che sia il bambino a stare nel gioco e lasciatevi guidare dalla relazione e così ci sarà sicuramente da divertirsi!
È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità. Ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé”.
(D.W. Winnicott)