Introduzione
Il Kintsugi è un’antica pratica giapponese che consiste nel ri-assemblare i frammenti di un oggetto rotto. Una pratica che richiede molto tempo e pazienza e che ha lo scopo non solo di aggiustare ma anche di mettere in evidenza le crepe, i segni delle rotture di quell’oggetto, ricoprendole di una meravigliosa polvere d’oro, solo al termine di questo vero e proprio cerimoniale. Questa pratica di riparazione, è però anche una bellissima metafora di quell’atto complesso e lento di riparare le nostre ferite interiori, non nascondendole ma esaltandole e facendole emergere luminose, come espressione del nostro percorso di vita, fatto di punti di forza e punti di fragilità, dove le fragilità curate e riparate diventeranno la nostra vera forza interiore.
L’antica arte giapponese del Kintsugi, risale al quindicesimo secolo ed è composto da due parole Kin che significa oro e tsugi, riparare, quindi riparare con l’oro. Consiste in una pratica lenta, precisa e meticolosa di riparare oggetti rotti con l’oro. Un processo che può durare anche settimane o mesi. Questo lento lavoro di rinsaldare i pezzi , viene eseguita con l’utilizzo di una lacca naturale che deriva da una resina e con la successiva applicazione di polvere d’oro (o altro metallo come l’argento) che si asciugherà e diventerà un corpo unico con la lacca e l’oggetto riparato. L’oggetto pulito e lucidato, recupererà il suo originale splendore e rivelerà le sue cicatrici che andranno a rendere questo oggetto unico e prezioso.
Quest’arte, è anche una filosofia di guarigione personale, la metafora di un processo che avviene attraverso un lento riparare le ferite che le prove della vita hanno creato in noi.
Per comprendere meglio questa metafora, facciamoci guidare da alcune parole chiave, nello spirito del Kintsugi:
esplorate, decidete, visualizzate, preparate, ricostituite, trasformate, togliete, respirate.
Queste sono alcune delle azioni che è importante che si facciano, quando si inizia a lavorare sulle nostre ferite per curarle.
Esplorate e decidete: È importante, come primo atto, esplorare e decidere. Mettiamoci con calma, all’ascolto di noi stessi, chiedendoci cosa vorremmo curare e non più nascondere a noi stessi e agli altri. Sentiremo che esplorare dentro noi stessi, con libertà e sincerità, ci fa sentire che è arrivato il momento di decidere, di prendere in mano le nostre ferite e portarle alla luce, guardarle e prendercene cura. Come nell’arte del Kintsugi, l’oggetto lo guardiamo e lo cercheremo di ricomporre non nascondendo le crepe, così noi stessi, possiamo sentirci in un vero e proprio processo di guarigione e decidere di dare una nuova possibilità, non buttare via, non nascondere ma cercare di ridare vita a ciò che si è rotto di quell’oggetto, come dentro di noi.
Visualizzate: Ora, come nell’arte del Kintsugi, in cui, prima di iniziare a lavorare, si immagina l’oggetto come sarebbe, una volta rinnovato, così noi possiamo incominciare a pensare a noi stessi come vorremmo sentirci, una volta recuperate le nostre forze, dopo aver rinsaldato i frammenti che sentiamo dentro di noi. Sappiamo che i pensieri negativi condizionano molto le nostre scelte e la qualità delle nostre azioni. Così i pensieri positivi e una immagine di fiducia e speranza ci aiuteranno a ricostruirci e ad agire con positiva consapevolezza.
Preparate: Adesso siamo pronti per preparare gli strumenti che serviranno per riparare il nostro oggetto, i pezzetti del proprio percorso di vita. Siamo pronti per riparare. Questa è l’occasione per imparare a conoscerci, capire quali schemi si sono ripetuti, schemi familiari, affettivi, che nella nostra vita, lungo tutta la nostra storia abbiamo ripetuto, pur rendendoci conto che non sempre ci facevano bene. Cerchiamo di rimettere insieme questi schemi, i percorsi fatti e ripetuti e a poco a poco ricomporremo le linee della nostra vita come se ricomponessimo i pezzetti di un puzzle. Recuperate il bellissimo gioco del fare un puzzle, scoprirete le sue virtù sorprendenti!
Ricostituite: A questo punto, come nell’arte del Kintsugi i segni delle rotture vengono assemblati e trasformati in bellissimi segni luminosi e decorativi, così noi lavorando sulle nostre ferite interiori, cercheremo di riportarle alla luce, anche se sarà un percorso lungo e doloroso. Alla fine ci si accorge che quelle ferite sono lì ad esprimere di noi tutta la nostra storia, le nostre lotte, che renderemo luminose e che diventeranno i nostri punti di forza, il nostro riconoscerci unici, diversi da tutti gli altri e più forti.
Togliete il superfluo, pulite e levigate il vostro oggetto dal materiale superfluo, lucidatelo. Così facciamo con noi stessi. Si può imparare a liberarsi di tutto ciò che sentiamo come superfluo, da molto tempo nella nostra vita, che ci ostacola, ci rallenta, ci rende insicuri. Tornare all’essenziale, valorizzando e porgendo attenzione a tutte le cose davvero essenziali e importanti per la nostra vita.
Dopo tutto questo sforzo che possiamo aver fatto, accompagnati da una attività che per voi è più congeniale, (meditazione, psicoterapie, yoga,Kintsugi….e molto altro) possiamo inizare a riposare.
Respirate: Respirare è importantissimo. Come il nostro oggetto va lasciato asciugare e respirare nella calma, così noi possiamo sentire come respirare profondamente e spesso, sia rilassante e terapeutico. Agisce sul nostro cervello, calma e distende le tensioni anche muscolari, chiarisce i nostri pensieri e ci costringe a fermarci. Fermiamoci quindi, nel silenzio, nella lentezza e nella calma del nostro respiro, contempliamo il lavoro fatto fin qui con tanto sforzo. Il nostro oggetto, ora, riparato, è ancora più bello. Le sue crepe sono visibili e luminose e danno al nostro oggetto potenza e splendore. Così il nostro mondo interiore è più forte, iniziamo a sentire che siamo più forti, che non dobbiamo più nascondere i nostri vuoti, perché abbiamo iniziato a riempirli, con un lavoro calmo sulla nostra vita e sulla nostra storia.
Mostrarsi agli altri con le nostre imperfezioni, ricomporre e aggiustare ciò che sentiamo rotto dentro di noi,è possibile. Accettare il cambiamento che la vita con la sua imprevedibilità ci invita a seguire, è un atto di fiducia che facciamo verso noi stessi e che ci spinge a non fermare mai il nostro cambiamento interiore.
Conclusioni:
ricostruire, ri-assemblare, ricomporre, questa è l’arte del Kintsugi che ricompone un oggetto rotto con lo scopo di mettere in evidenza e non nascondere i punti di rottura. Dare vita ad un nuovo oggetto, fatto delle sue crepe che messe in evidenza, risplendono di luce grazie alla polvere d’oro che le ricopre. Questa antica arte giapponese rappresenta la metafora del lavoro che nella nostra vita possiamo imparare ad attuare, come un cammino dentro di noi che abbia lo scopo di rinsaldare le nostre ferite interiori, attraverso un atto di consapevolezza e cura di noi stessi. Le nostre ferite, così rimarginate e non nascoste a noi stessi e agli altri, saranno il segno distintivo della nostra forza, del nostro valore e unicità.