Se cercate in questa recensione l’indicazione di una trasposizione cinematografica della famiglia del Mulino Bianco, rimarrete delusi. Così come se siete alla ricerca di un esempio di perfezione che vive tra le mura domestiche.This is us è una serie americana del 2016 conclusasi di recente che pone come protagonista della storia la famiglia Pearson. Il titolo è stato recentemente tradotto per la serie “gemella” italiana semplicemente come Noi; una traduzione decisamente migliore sarebbe invece Questi siamo noi.
La serie infatti non è altro che la presentazione della famiglia Pearson a 360°. Sembra poco, ma quante storie e quanta vita possono esserci dietro ogni angolo di una casa!
Questa famiglia nasce dalla storia di due disgraziati, Jack e Rebecca, che, un giorno, si trovano alle prese con tre figli: proprio da quel giorno tutto cambierà nella loro vita.
Sono un uomo e una donna che cercano, tentativamente, di tessere pazientemente un rapporto tra loro e con i figli, provandole tutte per fare il loro bene, a volte sbagliando, altre riuscendo, senza un apparente senso logico.
È quello che succede in ogni famiglia: uno dei mestieri più difficili, si dice, è quello di essere un genitore. Questa serie sembra rifarsi pienamente al detto: Jack e Rebecca non hanno la ricetta per essere genitori perfetti, come del resto ogni padre e madre del mondo, ma si interrogano ogni giorno su cosa fare, come farlo e se questo è il bene dei bambini. E non sempre riescono. Falliscono davanti ai figli sia quando sono piccoli che quando sono adolescenti e, a volte, pure davanti a sé stessi.
A prima vista sembra una storia di fallimenti. È solo proseguendo nella visione che ci si accorge che, tra un fallimento e l’altro, qualcosa sembra nascere; come un albero che cresce pazientemente, con il suo tempo, ma senza riuscire a rimanere dritto, piegato dagli errori e dal tempo.
Non è detto però che queste pieghe non celino una bellezza più grande della perfezione.C’è un punto, anzi il punto, che non crolla mai nelle varie vicende: nonostante tutto quello che accade il legame familiare rimane saldo.
A volte si indebolisce, altre volte sembra quasi svanire, ma non si spezza mai. Jack e Rebecca mostrano che è il bene dell’altro che viene sempre messo al primo posto, sacrificando il proprio. Non è un sacrificio dettato da un tornaconto personale o dalla promessa di una ricompensa, ma dal riconoscimento dell’altro come membro e parte essenziale della famiglia e, conseguentemente, di sé: l’altro, che sia il marito, la moglie o i figli, non è visto come un limite alla propria libertà ma al contrario né è il vitale compimento.
Non ne è il limite ma l'espansione.
La famiglia Pearson non viene presentata come fosse una favola: i problemi esistono e sono numerosi, si litiga, non ci si capisce, si vivono incomprensioni, smarrimenti, disagi, imbarazzi, delusioni e altro ancora.
Ma nonostante tutto questo è nella famiglia che, alla fine, ognuno torna, sempre.I figli, da grandi, impareranno cosa hanno voluto dire i sacrifici dei genitori, e si scoprirà come le più piccole tradizioni familiari hanno avuto origine da incidenti o passatempi inventati sul momento per coprire un fallimento; ci sono sempre, ogni giorno, dei problemi da affrontare, e a volte si è soli nel farlo.
Ma ognuno di loro sa che, pur essendo da solo, ha una casa in cui tornare e in cui sentirsi al riparo, pur con tutte le difficoltà e i difetti di ognuno. Il loro riparo, la loro famiglia, non è la casa perfetta, ma quella dove ognuno si sente amato.
Perché quello che è chiesto a ogni genitore non è di essere perfetto ma di amare i propri figli, dando la vita per loro. Una vita che, da quando i figli vengono al mondo, non è più solo sua.